Vie ferrate – introduzione

La prima via ferrata venne realizzata nel 1843 sull’Hoher Dachstein in Austria.[3] La seconda ferrata venne realizzata nel 1869 sulla cresta sud-occidentale del Großglockner, che con i suoi 3.798 metri è la più alta vetta austriaca, ma tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale molti Club alpini realizzarono delle vie ferrate con sentieri sempre più arditi. Fu però soprattutto durante la grande guerra che vi fu un grande impulso alla creazione di ferrate, utilizzate dai soldati per raggiungere gli avamposti sulle cime della catena alpina, lungo un fronte di 380 km.[4] Tra gli anni trenta e quaranta venne realizzato dalla Società Alpinisti Tridentini, nelle Dolomiti di Brenta, il monumentale Sentiero delle Bocchette, una spettacolare via attrezzata che permette di scoprire quel gruppo di montagne senza però mai arrivare a nessuna delle cime, caratteristica che invece, fino ad allora, aveva caratterizzato tutte le vie ferrate.[5]

Solo dopo la seconda guerra mondiale i sentieri della grande guerra divennero meta di pellegrinaggio, ma dopo tanti anni quelle vie erano ormai diventate pericolose e per buona parte erano rovinate dal tempo e dall’incuria. Walther Schaumann, ex ufficiale austriaco, fu il primo a catalogare i sentieri del fronte di guerra e a proporre di ripristinare i vecchi sentieri, opera continuata fino agli anni settanta. In Italia da ricordare sono in particolare la Ferrata delle Trincee (Marmolada), la strada degli Alpini (Dolomiti di Sesto), la via ferrata Ivano Dibona (Monte Cristallo) e la via ferrata Lipella (Tofane).[5]. Altre vie ferrate note sono la Via ferrata delle aquile (Paganella), la Via ferrata De Luca-Innerkofler (monte Paterno), la Via ferrata alla Pietra di Bismantova (Pietra di Bismantova), la Via ferrata Sass Rigais (Sass Rigais), la Via ferrata Burrone Giovanelli, la Via ferrata Carlo Giorda, la Via ferrata Ettore Castiglioni, la Via ferrata degli Alleghesi e la Via ferrata Zacchi. La creazione di nuovi sentieri attrezzati ebbe una lenta ripresa nel secondo dopoguerra, ma crebbe considerevolmente dopo gli anni settanta in conseguenza del notevole incremento del turismo alpino.[5]

Burrone di Mezzacorona: le ferrate vengono controllate specialmente dopo il periodo invernale, in quanto il gelo può provocare dei danni.

La realizzazione e la manutenzione di una via ferrata comporta per il soggetto manutentore una serie di responsabilità in considerazione del fatto che numerose persone possono percorrere questi sentieri, affidandosi all’attrezzatura fissa. La manutenzione deve avvenire a intervalli regolari e deve essere svolta specialmente dopo il periodo invernale, in quanto valanghe, ghiaccio o frane possono provocare il degrado o la rottura dell’attrezzatura.

La realizzazione e la manutenzione delle attrezzature deve essere attuata da personale professionale, come guide alpine specializzate nella posa di attrezzature fisse, in quanto tale attrezzatura deve offrire una garanzia di sicurezza. Per effettuare questi interventi bisogna dotarsi di un trapano con motore a scoppio, con punte di diametro fino a 22 mm, per poter realizzare i fori degli ancoraggi, chiavi per fissare i bulloni, una pompetta per aspirare la polvere dai fori, una mazza per battere sui chiodi e una trancia di qualità per il taglio del cavo di acciaio. Per interventi di una certa importanza è necessario un piccolo generatore a benzina.[6]

Nei tratti verticali gli ancoraggi vengono posizionati tra 1,5 e 2 metri, mentre nei tratti orizzontali è sufficiente una distanza maggiore, che non deve però superare i 5 metri. La lunghezza delle funi varia invece tra i 15 e i 50 metri. Su roccia solida il foro per gli ancoraggi si effettua con una punta che ha un diametro compreso tra i 14 e i 20 mm (a seconda del diametro del chiodo che poi andrà inserito) ed è profondo 2 cm in più del chiodo, in quanto sul fondo del foro rimane della polvere. Se invece la roccia è friabile il diametro del chiodo e la sua lunghezza devono essere tali da garantire un ancoraggio sicuro. In questo caso il chiodo non viene battuto ma infilato nel foro, sigillato poi con cemento o resine apposite. Il chiodo può avere un anello aggiuntivo oppure un solo occhiello: nel primo caso la fune viene fissata con un morsetto all’anello, nel secondo la fune viene infilata nell’occhiello che viene utilizzato come distanziatore.[6] Sono possibili e a volte frequenti anche gradini, scalette in ferro e ponti tibetani.

Set da via ferrata a “Y” con dissipatore a lacerazione
Imbragatura bassa studiata per le vie ferrate
Caschetto per alpinismo e vie ferrate

Le escursioni, sulle vie ferrate, possono essere praticate con un buon livello di sicurezza solo se si dispone di un equipaggiamento adeguato. Per affrontare una via ferrata è necessario dotarsi di alcune attrezzature specifiche, che in alcuni casi sono rese obbligatorie da disposizioni legislative locali.

Il set da ferrata[modifica | modifica wikitesto]

La principale attrezzatura specifica per affrontare una via ferrata è il cosiddetto set per la ferrata.[7]

Si tratta di un sistema composto di corde e dissipatori, al quale vengono collegati due moschettoni. Gli specifici moschettoni da ferrata, oltre a consentire di agganciare facilmente anche superfici grosse come scalini o catene, sono più robusti e sopportano carichi di rottura maggiori rispetto ai moschettoni normali. I più moderni sono inoltre muniti di un meccanismo di chiusura automatica azionabile solo volontariamente. Il dissipatore ha l’obiettivo di mitigare il fattore di caduta che nelle vie ferrate risulta essere potenzialmente assai maggiore delle vie di arrampicata e in alpinismo. Le conseguenze di una caduta senza dissipatore possono essere gravi e perfino fatali per l’escursionista[8].

L’imbragatura[modifica | modifica wikitesto]

L’imbragatura a cui va collegato il set da ferrata è quella completa (gambe e le spalle), in alternativa viene utilizzata un’imbragatura bassa, adatta sia per le ferrate che per l’arrampicata libera, più comoda e altrettanto sicura. Quest’ultima vede due cosciali collegati a una fascia ventrale che si chiude all’altezza della vita.

Il caschetto[modifica | modifica wikitesto]

Di fondamentale importanza è l’utilizzo di un apposito casco per proteggere il capo dalla caduta di massi, dai colpi che si possono subire nei passaggi più angusti o dagli urti ricevuti durante una caduta. I modelli attuali sono molto leggeri, comodi e aerati, rendendo il loro utilizzo molto confortevole anche durante la calde giornate estive.[7]

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